LE CASE DAL MATTINO ALLA SERA

C’è un respiro nelle case. Un battito che segue il sole, un ritmo segreto che accompagna le ore e si fonde con le abitudini di chi le abita. Le case, come le persone, si svegliano, si muovono, si stancano e si addormentano. E in questo lento passare della luce, diventano testimoni silenziose delle nostre vite, dei piccoli gesti, delle corse, dei silenzi e delle attese.

All’alba, quando il mondo fuori è ancora sospeso, la casa si desta piano. Le prime lame di luce filtrano tra le tende, sfiorano i muri, accarezzano i pavimenti. È un momento fragile, quasi sacro. L’aroma del caffè si diffonde in cucina, l’acqua scorre nel lavandino, e ogni suono sembra più limpido, più nitido.
Il giorno comincia da lì: da un sorso caldo, da un passo scalzo sul pavimento freddo, dallo sguardo fuori dalla finestra che osserva un cielo appena nato.
E mentre si muove la vita, la casa mostra le sue tracce di umanità: un piatto nel lavello, un plaid sul divano, la lavastoviglie che attende di essere svuotata, i vestiti ancora da stendere. Sono segni di presenza, di realtà, di quotidiano amore disordinato.

Poi la mattina accelera. Le stanze si riempiono di voci, di chiamate, di risate frettolose. I corridoi diventano strade trafficate, i bagni come stazioni affollate. Il profumo del pane tostato si mescola all’odore del dentifricio, le porte si aprono e si chiudono in una danza frenetica. Ogni minuto ha il suo ritmo, ogni stanza il suo compito.
Poi, come d’incanto, tutto si placa. La porta si chiude, i passi si allontanano, e resta il silenzio.

La casa respira.
Rimane sola, ma non vuota. In quella quiete piena, in quell’eco di voci appena svanite, c’è un senso di pace domestica. Le tende si muovono leggere, la luce del mattino disegna geometrie sulle pareti, e un profumo d’ordine e di tregua si diffonde. Le case in queste ore sono come animali che dormono al sole, placide, serene, in attesa del rientro dei loro abitanti.

Nel pomeriggio, l’aria cambia. Si sente il ritorno, i suoni che rianimano gli spazi: le chiavi che tintinnano, i passi che tornano, gli zaini che cadono a terra, le cartelle che si aprono. I bambini portano dentro il rumore della giornata, le parole, le storie da raccontare. La televisione si accende, il divano riprende vita, i corridoi si riempiono di risate e corse. La casa si illumina di presenze, di gesti, di profumi nuovi.

E poi, lentamente, si arriva alla sera.
Le luci cambiano colore, diventano più calde, più morbide. La cucina torna a essere il cuore pulsante della casa: i fornelli si accendono, il forno borbotta, il frigo si apre e si chiude mille volte. Le voci si fondono al crepitio dell’olio nella padella, al tintinnio dei bicchieri, ai rumori familiari di una vita che si intreccia. È l’ora in cui ci si ritrova, ci si racconta, ci si riabbraccia.
 

Fuori il sole cala, dentro tutto si fa più intimo.

Poi arriva il momento più dolce, quello del silenzio che scende piano, come una coperta leggera. Le luci si abbassano, le finestre si chiudono, le televisioni si spengono. Rimangono solo le luci soffuse dei comodini, qualche risata lontana, un libro che si chiude.
Nei letti si cercano i respiri, i corpi si raccolgono, la casa si abbandona alla notte.
Anche lei si rilassa, come una madre che finalmente riposa, dopo aver vegliato su tutti.

Ogni giorno, le case compiono questo viaggio silenzioso: si svegliano, vivono, si stancano, si addormentano con noi. Cambiano volto con la luce, cambiano voce con le nostre emozioni. Raccontano chi siamo, anche quando non parliamo.

"Perché una casa non è mai solo un insieme di stanze e di muri: è una creatura viva, che respira al ritmo del tempo e dell’amore che la abita".
Dal mattino alla sera, dal primo raggio di sole all’ultimo sguardo prima di dormire, le case ci somigliano, ci accolgono, ci raccontano.

E forse, se le si ascolta davvero, si scopre che anche loro, nel buio, sognano con noi.

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